La forza di certe immagini, la possanza di certi versi: il culto dei colori, l'estasi della poesia. Questa pagina nasce dal connubio di due espressioni artistiche il cui scopo è da sempre l'esaltazione dell'anima umana, di quelle pieghe nascoste che suonano la loro sinfonia immergendosi nella pioggia e divenendo rugiada. Trasformando il sentire in incanto.I colori sono l'anima del pittore; i versi sono il sangue del poeta: è da questa secrezione di umanità che germina l'evoluzione dei popoli. E' da questa convinzione che nasce la pagina Poesia e Colori.
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Questa pagina non ha pretese di alcun genere. Ha una sola vocazione: se "la vita è l'arte dell'incontro", allora dall'incontro di anime si genera bellezza, che "Solo amore e luce ha per confine"(Dante Alighieri).
sab
13
feb
2021
Qual è il tuo sogno? Mi chiese. - Ricevere un bacio sotto la pioggia. - E il tuo? Risposi - Che inizi a piovere
dom
03
gen
2021
(Vitantonio Palmisano)
Storico
SCRIVE
la monografia di un pittore
~ Che pensieri si agitano nell'animo un pittore di origine lucana, che scopre le tradizioni dell'arte lombarda, si innamora dei colori di Melegnano e di Milano, si emoziona osservando i vicoli di Parigi e decide di 'dedicarsi alla pittura en plein air sui ponti che scavalcano la Senna? E' questo 1'interrogativo, fondamentale nella sua semplicità, che ha guidato la scrittura della monografia su .Giuseppe Faraone, pittore nato a Picerno, trapiantato a San Donato Milanese e adottato dalla comunità artistica di Melegnano, curata e pubblicata di recente da Vitantonio Palmisano. In copertina è riprodotto un olio su tavola di Faraone che ritrae il boulevard Garibaldi. Un'immagine densa, che riverbera colori sullo sfondo arancione, ed introduce ad un centinaio di pagine fitte di informazioni. Per raccontare la vita e 1'opera di Giuseppe Faraone, 1'autore ha scelto diversi punti di vista. Ha descritto le sue caratteristiche di uomo, ha raccontato 1'origine di una vocazione pittorica, ha individuato le fonti di ispirazione, i limiti, le intuizioni. Poi si è affidato a ciò che era già stato scritto e detto di Faraone. Perciò 1'indice del volume vede seguire, si cenni biografici e sulla formazione artistica, un capitolo dedicato alla recensioni, una rassegna delle pubblicazioni su cataloghi, riviste e giornali, un elenco dei concorsi, delle mostre e delle esposizioni cui Faraone ha partecipato, indicazioni sulle firme, persino una bibliografia accurata che tiene conto di volumi, recensioni e citazioni in riviste più o meno specifiche. Come dire che il racconto che Palmisano fa di questo autore in qualche modo "melegnanese" non è che un punto di partenza e ci sono materiali consistenti 'da consultare per chiunque voglia tracciare innumerevoli altri racconti destinati a scoprire 1'intimità di un autore, la sua ricchezza di uomo, l'origine delle sue ispirazioni. Individuando le caratteristiche artistiche di Faraone, Palmisano usa spesso le stesse parole. Cita il suo romanticismo, la fitte carica emozionale concentrata nei quadri che sembrano incantare attimi di vita dentro le tele, la spontaneità con cui produce, 1 intensità che gli procura dipingere con un cavalletto e una piccola tela in un angolo appartato vicino alla Senna. Intessendo la biografia del1'artista, invece, Palmisano cerca di fari capire che la sua passione per la pittura matura in un ambiente ristretto Faraone ha "genitori contadini", cresce in un angolo "aspro e impervio" di Lucania, vive a "stretto contatto con un contesto rurale", frequenta 1'istituto d'arte, si trasferisce in Lombardia, si lascia contagiare dall'entusiasmo della ricchezza artistica del Sudmilano. Per la sua terra natale nutre una nostalgia profonda, che illumina anche i dipinti elaborati in Francia, in una fase della sua carriera in cui si rende conto che dipingere all'aria aperta, sul momento, in maniera estemporanea, lo esalta. Palmisano traccia un ritratto e lascia al lettore 1'obbligo di approfondirlo. Per farlo regala Vitantonio Palmisano. Lo scrittore di Melegnano ha pubblicato il testo intitolato "11 pittore Giuseppe Faraone dal Li Foi alla butte de Montmartre". La monografia sull'artista lucano è stata presentata il 2 aprile all'auditorium melegnanese "Cav. G. Recagni" qualche immagine a colori delle opere di Faraone. La monografia sul pittore di Picerno è la quarta dedicata ad un autore di Melegnano, che chiude un ciclo e stabilisce un perimetro in cui muoversi per scoprire 1'arte locale (nel senso solo geografico del termine). Alcune delle pagine della monografia riferiscono brani del diario di Faraone, che non lasciano dubbi sulla ,tenacia della sua vena pittorica. Ogni tela nasce da P'ossequio ad un'ispirazione intensa, che Palmisano, "rubando" le parole al Joyce tradotto da Cesare Pavese, descrive come un costante desiderio di esprimersi, `<di ritornare a spremere dalia terra bruta e da ciò che essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima".
dom
27
dic
2020
(Ursula Petrone)
Gallerista
SCRIVE
Ursula Petrone nell'occasione della mostra permanente di Giuseppe Faraone alla Petrofil Gallery (già Rizzoli Arte) nell' ottobre 1991 scrive: Un itinerario di coraggiosi rifiuti -Ecco in sintesi, la vita artistica di Giuseppe Faraone, che ha rinunciato all'esercizio di vari ismi, che non si è fatto allettare dai richiami della nuova figurazione, che non si è mai adagiato sulle posizioni di comodo di una pittura facilmente leggibile ma non impegnata, che insomma, non si è fatto mai coinvolgere nel facile gioco delle proposte estetiche del nostro tempo. Giuseppe Faraone è un artista consapevole che non lascia niente al caso ed alla improvvisazione, che non lascia spiragli di ambiguità all'interpretazione dei suoi lavori. Perché la sua è l'espressione sincera e soprattutto sentita del veduto: perché i suoi paesaggi in specie che richiamano alla mente le opere dei maestri labronici della nobile tradizione macchiaiola -dai toni pacati sommessi, dalla pennellata succosa, dalla cromia ricca ma sempre equilibrata e dall'impegnativo disegno, sono permeati di un aristocratico preziosismo estetico che evidenzia il carattere dell' artista e conferma la validità di un particolare efficace tipo di testimonianza pittorica. È pittura minuziosamente oggettivata e orgogliosamente disimpegnata, il cui impianto impressionistico rivela sensibilità non comune ed esprime una particolare comunicativa. Niente di celebrale, tutto limpido e cristallino nella pittura di Giuseppe Faraone, per dire delle validità della quale non è nemmeno . necessaria la solita premessa, non è necessario il solito discorso spieganti motivi della sua formazione artistica, più che un erede dei macchiaioli toscani -come lo hanno definito con una certa efficacia più di un critico, ed un' artista -è il continuatore in chiave moderna, su moduli attuali, di un modo di dipingere "en plein air" (per quei colori per quegli impasti, soprattutto per quei temi che lui propone) di un modo caro ai vecchi macchiaioli. -È il prosecutore , su binari coerentemente moderni, di una scuola che fa sentire, e, che continuerà a far sentire nel tempo, la sua poetica e tutto il suo fascino. Sempre Ursula Petrone nell ' occasione della mostra di Giuseppe Faraone a Venezia nell ' autunno del 1993 scrive: Nella splendida cornice di questa meravigliosa città lagunare, Giuseppe Faraone, trova la giusta collocazione per le sue semplici, delicate, incomparabili opere artistiche. Reduce dai numerosi successi ottenuti nelle precedenti mostre (successo di critica, pubblico e stampa) in varie ed importanti città d'ltalia, l'ultima la Personale tenuta alla Petrofil Gallery, dove con la vendita di ben ventisette opere, i piccoli ospiti del Filo d' Oro hanno aggiunto una maglia al filo stesso per continuare a beneficiare della bontà e solidarietà del popolo Italiano. Di solito all'apertura di una mostra, c'è sempre un critico d'arte che presenta i lavori sell ' artista, ma in questa occasione, io non mi sento nè di criticare nè di presentarlo; i dipinti sono qui alle pareti, essi parlano da soli, si presentano da soli: sono borghi, piazze, paesaggi, dove Giuseppe Faraone ha sostato, dove l'estro l'ha fermato. Posso io comune mortale decantare la bellezza della natura ? Ha forse il Creatore un critico d'arte? Il maestro dei maestri, colui che inventò il Mondo e che creò l'uomo non ha bisogno di presentazione. Egli ci donò una natura incontaminata, pura, indicò a pochi eletti di fermarla sulla tela, di dare non solo un ricordo ma una speranza che: il verde dei boschi, le albe gloriose, i tramonti silenziosi, possano torna- re e sconfiggere coloro che per sopruso, per vandalismo o per interesse pecuniarie hanno quasi distrutto. A questo punto non si può separare l' immagine del pittore dal bravo gallerista Giorgio De Dauli, uomo di una vitalità esuberante, dal rapporto caldo, dalla cordialità unita al sorriso. La sua attività si espande a macchia d'olio: Venezia -il nucleo - Spoleto: due bellissime Gallerie che mi riprometto di visitare, infine Milano .Ma l'una non è secondaria all'altra: Gallerista e sostenitore di giovani pittori, spesso con successo ha riproposto pittori dimenticati, il richiamo di questi dopo il silenzio, è un richiamo di merito da riconoscer a Giorgio, spesso per citarlo l'ho definito entrepeneur d'arte. Il contributo a far circolare in Italia opere d' arte meritevoli di un più largo contatto con il pubblico egli lo dà: instancabile, dal Nord al Sud, in frequenti contatti con Gallerie.
dom
27
dic
2020
(Giorgio Falossi)
Critico d'Arte scrive
“…Il critico d' arte Giorgio Falossi è più volte intervenuto a mostre ed esposizioni del Nostro, in una delle quali ha così sottolineato la sua pittura in particolar modo rivolta a ritrarre la naturalezza di un dipinto ad olio dal titolo "Adda": "La pittura di Giuseppe Faraone denuncia chiaramente acute meditazioni del volto della natura e delle cose viste dal dentro e non in superficie. Giuseppe Faraone scrive con la tavolozza messaggi di intensa emozione e di autentica poesia propria, la vera, quella che nasce spontaneamente con una sua connaturata espressione formale, il pittore, pur dipingendo con un tratto che è a un tempo energia e movimento possiede il dono di un sicuro ritmo che rende armonia nel dipinto. Dalla mano di Giuseppe Faraone il paesaggio di trasfigura e acquista spesso una nuova dimensione, la pittura di Faraone include un fondo bonario e ottimista, riflesso di una soddisfacente situazione interiore, di una attitudine disinvolta davanti al fenomeno vitale. Giuseppe Faraone tende avidamente lo sguardo intorno e ci aiuta a scoprire gl' incanti del nostro paesaggio, che accentua attraverso la sua retina fervida e appassionata. Ed ecco l' Adda un olio misura 40 x 20 stretto in senso orizzontale scelto appositamente per dare alla visione il senso dell'importanza di questo fiume, che ha regolato per secoli la vita, l'economia e la storia delle sue genti. Ecco che prospettiva e ottica sapientemente unite da Giuseppe Faraone per confermarci maestosità e luce, in primo piano le acque che pigramente scorrono fra le rive, gli alberi che si specchiano a più riprese; i rami tendono le braccia e i fusti si volgono verso il fiume quasi a voler dimostrare di essere parte integrante, di essere un tutt'unico. Sulla sinistra la sagoma di una barchetta, così come la visione è di un uomo Giuseppe Faraone uomo e artista, che sulla riva vede e dipinge, così come lo rivela quel tronco a forcella posto in primissimo piano, e da qui anche noi abbiamo goduto di questa che è felicemente tale solo per la bravura dell'interprete l'artista Giuseppe Faraone.
dom
27
dic
2020
Aldo Caserini
Faraone, pennellate di colore per “raccontare” il paesaggio
Radici lucane, ma sandonatese da quasi mezzo secolo, l’artista spazia fra le immagini simbolo del capoluogo lombardo e la narrazione della natura, con scorci di campagna, mare e fiume: Artista di radici lucane, ma sandonatese da quasi mezzo secolo, Giuseppe Faraone è un pittore dal profilo incastrato nelle immagini della città di Milano (il Duomo, i Navigli, il Castello, il Cordusio, la Darsena, le Porte, ecc.) e nella narrazione della natura, nella fedeltà alla figura femminile. Come i molti che cercano l’estrema mobilità della sensazione fa del colore un seguito di evaporazioni luministiche.
Deambula alla maniera impressionista in un romanzo ottico in cui incrociano descrizioni e sintesi, atmosfere e scenografie, incantamenti naturali (il mare, le spiagge, i corsi d’acqua, l’Adda, i parchi, le campagne). È un artista dotato di tecnica e di intenzionalità, che si nutre di allusioni poetiche.
Dipinge non solo tele, ma miniature e oggetti coinvolgendo nell'ingranaggio l’artigiano e l’artista, il simbolo e il motivo,
l’insistenza e le effusioni. Reduce da qualche mese dalla esibizione alla Galleria MDG di corso San Gottardo a Milano si ripropone (dal 5 al 17 settembre) allo Spazio Alda Merini, nell'ex tabaccheria comunale di via Magolfa 32, presentato da Benedetto Di Pietro, che ne fa un riassunto da laboratorio: il suo impressionismo «si è ampliato con i pittori della Scapigliatura milanese». Una finestra su Milano questo il titolo con cui l’artista si propone allo Spazio Merini riprende in parte il discorso ricco di suggestioni con cui nel giugno dello scorso anno si era esibito allo Spazio Seicentro con : un repertorio di visioni brillanti di colori, a mezza strada tra il disegno e l’illustrazione, condotto con eleganza di mano e senso del mestiere e della probità. A San Donato Milanese ha denominato il suo laboratorio di via Ticino 3 “La tana dell’arte” .Non è un nascondiglio, non ha nulla da nascondere anzi ha molto da vedere, la traccia che della sua pittura lascia negli oggetti e viceversa: un panorama di sensazioni uniche, tenuto da una maglia che non si smaglia. È difficile dare collocazione alla sua pittura. Tendenze, formazioni, tecniche, influenze a volte vanno nella direzione di un francesismo rapido ( frutto del suo soggiorno parigino), a volte di una spontanea immediatezza di alfabeto lombardo. A volte pare persino di scovare la luce riflessa delle facciate delle case di Picerno, suo comune natale. Faraone si può definire un colorista: la pittura stesa senza vincoli plasmando la luce colore senza obblighi accademici.
Se abolite il colore da un suo dipinto la trama continuerà a proiettare la stessa immagine colorata. È un pittore di suggestioni, un alchimista del colore, uno che non insegue il contemporaneo ma cerca di alzarsi in volo, di mettere davanti a una finestra inattesa. Mettendosi al riparo di una natura dove il colore ha una qualità che lo rende vocativo e comunicativo, anche se non rinuncia a raccontare l’uomo, preferisce mettere sulla tela un mondo “divinamente” semplice, che da “medicalmente” distensione. All'energia dei colori affida immagini una sintassi dove la materia cromatica basta da sé a riempire forme. C’è senz'altro un po’ di retorica in questo suo affidarsi al colore, ma nel quadro esso ha una specificità figurativa che lo fa riconoscere. Defilato rispetto alle tante esperienze correnti, Faraone fonda nei colori figurazione e libertà espressiva. Senza inquietudine. Destinando una luce che non è reale e neppure è quella del chiuso, ma ha la segreta effusione che si espande dalla natura stessa delle cose.
Articolo pubblicato sul Cittadino : Martedì 1 settembre 2015
Scritto da Aldo Caserini Giornalista